“I Partigiani della Scuola Pubblica”, a tutela degli interessi degli
operatori e degli utenti della Scuola, partecipano a tutte le assemblee
sindacali pertinenti alle loro sedi scolastiche, e intervengono ove le
informazioni fornite non appaiano complete, corrette o imparziali.
In questi giorni, infatti, le OO.SS. Confederali FLC CGIL, CISL, UIL,
SNALS CONFSAL stanno dando vita, in diverse regioni, ad un nuovo ciclo
di assemblee di consultazione e consulenza sul tema dell’accordo sulla
mobilità da loro firmato ed attualmente al vaglio del DEF.
Chi vi si recasse con l’aspettativa che finalmente abbiano preso
coscienza della gravità della situazione ed abbiano deciso di
intraprendere quella lotta, quel Vietnam, che ci avevano promesso
all’indomani dell’approvazione della legge 107, rimarrebbe profondamente
deluso.
Il loro unico intento è quello di attrarre nuovi iscritti e rafforzare
la fiducia degli iscritti rimasti, offrendo indicazioni operative su
come barcamenarsi fra le nuove regole della mobilità, quelle nuove
regole alle quali essi stessi hanno contribuito accettando i diktat del
MIUR.
Assistendo a queste assemblee non si può fare a meno di notare alcuni
aspetti comuni a tutte, semplicemente inquietanti: dei molti presenti,
pochissimi docenti hanno piena consapevolezza dei risvolti drammatici ed
inesorabili della firma del CCNI, presi dal dettaglio dei cavilli della
norma ad arte somministrati con dovizia di particolari dal sindacalista
di turno per impegnare le menti degli astanti nell’arte pratica
dell’arrangiarsi nella selva della burocrazia e delle complesse fasi di
questa mobilità, zig zagando miseramente fra gli ambiti infernali. Non a
caso Faraone ha dichiarato di essere soddisfatto della firma dei
sindacati sulla preintesa.
Il loro obiettivo a chi osserva con un
minimo di attenzione? Somministrare la giusta dose di morfina con cui li
potranno condurre, a gruppi, sulla via senza ritorno della chiamata
diretta e quindi, soprattutto al sud, quella della corruzione e
dell’abuso legalizzato.
Il copione di tutte le assemblee è sempre uguale: tutte le OO.SS. su
citate negano di aver accettato la chiamata diretta, fanno credere che
il problema stia soltanto nella complessità dell’organizzazione degli
ambiti, ma che, alla resa dei conti, tutto sia rimasto quasi come prima.
Lasciano intendere di aver tentato di tutto per contrastare sia la
legge, sia la questione degli ambiti con affermazioni rassicuranti quale
quella illusoria che avrebbero firmato l’accordo sulla mobilità nella
prospettiva che si possa evitare la chiamata diretta per gli assunti in
fase b e c, attraverso improbabili successive fasi della trattativa (se
la legge parla chiaro, perché una trattativa che ha valore per un solo
anno dovrebbe smentirla?).
Addirittura, qualcuno di questi sindacalisti, a domanda, ha pure avuto
il coraggio di rispondere che se quest’anno il MIUR ha concesso questa
deroga per i vecchi immessi in ruolo e per i soprannumerari, non si vede
perché non la debba concedere anche per l’anno venturo, per affermare
poi, rispondendo ad altra domanda, che dall’anno prossimo ci sarà un
organico unico dell’autonomia e che la distinzione quindi tra fasi di
assunzione e tra organico di diritto, di fatto e di potenziamento
ovviamente scomparirà.
Quando qualcuno ha osato chiedere: chi deciderà quale docente andrà su
potenziamento e quale su cattedra curricolare, è stato finanche risposto
in modo rassicurante che il Collegio dei docenti fisserà i criteri
(?!?!). “E i perdenti posto l’anno venturo?”, Risposta: “ Saranno
trattati con i vecchi criteri (?!?)”.
Molti docenti, disorientati ad arte, preoccupati per la volubilità del
Fato imminente e inesorabile, l’unico a dominare sugli algoritmi
ministeriali a cui è affidata la vita delle persone, forse anche indotti
dalla banale considerazione che, alla resa dei conti, quel sindacalista
esperto di cavilli potrà servire loro per la compilazione della
domanda, stanno muti, pur condividendo appieno lo sdegno espresso da
qualche docente “contrastivo” che si azzarda a deviare l’argomento della
discussione sulla mobilitazione, l’unica arma non spuntata, in un
periodo denso di appuntamenti politici, da usare contro un Governo
asfaltatore dei diritti umani dei lavoratori, prima che professionali.
Tutto ciò sta a dimostrare ancora una volta che le OO.SS. Confederali
hanno subito una trasformazione genetica: le loro assemblee non sono più
il luogo dove ci si poteva esprimere in libertà, ma un clone di quelle
sedi in cui si è uccisa la democrazia e la dignità dei lavoratori. Una
politica sindacale questa che è oltretutto stolta e suicida: non
mobilitare oggi significherà per loro perdere tutto il potere
contrattuale domani e quindi scomparire subito dopo. Non ci stupirebbe
scoprire che molti dei vertici hanno già una brillante carriera promessa
nel PD di Renzi, ma tante e tante RSU che hanno svolto onestamente il
loro compito perderanno le tutele e rischieranno di finire in ambito,
tanti responsabili sindacali che hanno fatto diffide a Dirigenti
scolastici per condotta anti-sindacale finiranno in ambito e su chiamata
diretta, ma chi li chiamerà?
Agli operatori della scuola che assistono a questi fatti tragici ci
viene oggi la voglia di citare i versi manzoniani del Coro dell’Atto III
dell’Adelchi, con la speranza mai sopita di un nuovo “Risorgimento”,
estratti da una strofa non a caso censurata dagli Austriaci:
“Domani, al destarvi, tornando infelici,
Saprete che il forte sui vinti nemici
I colpi sospese, che un patto troncò.
Che regnano insieme, che sparton le prede,
Si stringon le destre, si danno la fede,
Che il donno, che il servo, che il nome restò.”
I Partigiani della Scuola Pubblica, 10/03/2016
Partigiani.psp@gmail.com