lunedì 10 agosto 2015

Risposta all'intervista dell'Ispettore Fusca



Il movimento docenti autoconvocati di Cosenza e il collettivo "Insegnanti calabresi" rispondono all'intervista dell'ispettore Fusca che ha decantato la riforma della scuola.
Ecco il comunicato stampa

Sulle pagine del quotidiano "La Provincia" di ieri, 9 agosto 2015, il giornalista Emanuele Armentano intervistava l'Ispettore Miur Francesco Fusca,  intorno alla legge 107/2015 di riforma della scuola. Senza sollevare alcun dubbio o perplessità, l'ispettore delineava un futuro di certezze e miglioramenti  per la scuola pubblica italiana, grazie ai contenuti della legge approvata, con voto di fiducia, agli inizi dello scorso mese di luglio.
Innanzitutto vorrei discutere della fiducia, appunto. Se un governo  pone la fiducia non si fida della sua stessa maggioranza e allora qualche domanda bisognerebbe porsela. Inoltre, la prassi costituzionale suggerisce un uso necessario in talune circostanze di tale strumento, magari per questioni che ledono l'essenza stessa dell'orientamento politico del governo,  non sistematico come i governi ormai sono avvezzi a  fare . Diciamo pure che il governo ha imposto la propria volontà e non ha permesso il confronto sugli emendamenti. Non ha neanche tenuto conto di mesi di lotta da parte della scuola tutta, con adesione di massa ai diversi scioperi  indetti. Ha imposto la propria volontà e quella degli interessi sottesi a questa riforma.
I docenti precari che potrebbero  entrare in ruolo, "senza furberie", come dice Fusca, sono stati sfruttati da quello stesso stato che li avrebbe dovuti difendere. Dopo decenni di precariato, lo scorso 26 novembre 2014, la Corte di giustizia europea ha dato ragione ai precari storici affermando, in una sentenza epocale, che gli stessi, dopo 36 mesi di reiterazione dei contratti, hanno diritto ad essere assunti. Questo è il vero motivo per cui è stata decisa tale assunzione, perchè molti avrebbero avuto diritto a risarcimenti non indifferenti. Il governo si è subito attrezzato e così, per tentare una rinuncia di massa, i più dovrebbero essere assunti su una graduatoria nazionale, laddove si troverà un posto grazie ad un  cervellone informatico che li collocherà a random, ossia a caso.   Quindi, docenti che per anni hanno atteso di essere immessi nelle loro province, senza spostarsi mai per evidenti  esigenze personali e familiari, si vedono ora "deportati" altrove,  non si sa dove. Entro dieci giorni dalla proposta di assunzione dovranno accettare o rifiutare, con la consapevolezza che verranno retribuiti con 1300 euro al mese e che quasi certamente non torneranno a casa nei prossimi anni. L'alternativa sarà restare nelle graduatorie, disconoscendo il proprio futuro. Quindi la scelta sarà tra il proprio lavoro, a cui ci si è dedicati per anni, e la propria famiglia.
La Card docente di 500 euro, da utilizzare per la formazione e l'aggiornamento, prevista dalla legge, di cui parla l'ispettore, ha sollevato non poche perplessità, soprattutto se si rileva il mancato rinnovo contrattuale atteso da 7 anni  e l'accorpamento dei primi due scatti stipendiali. Molti l'hanno assimilata agli 80 euro di aumento, di cui Renzi ha fatto dono a pochi fortunati, si fa per dire. Se si pensa  poi che questa card ha già fatto risvegliare gli interessi di associazioni ed università che ora immaginiamo cosa potrebbero essere capaci di proporre, la riflessione si fa ancora più profonda.  Speriamo che la gestione della stessa possa essere chiara, senza dar adito a possibili "interpretazioni libere" nel suo utilizzo. La formazione comunque già  esiste e dovrebbe saperlo l'Ispettore, visto che molti di quei corsi in cui i docenti si formano sono tenuti proprio da lui. I docenti con una coscienza, studiano, leggono, si aggiornano, frequentano corsi. Il problema sarebbe forse coltivare le loro coscienze, ma questo riguarda tutte le categorie di lavoratori, e non credo lo si potrà fare con una card.
In base a quali criteri poi il Dirigente scolastico sceglierà i docenti, possibile che l'ispettore non sia toccato da un dubbio sull'abuso che potrebbe scaturire da tale libertà?  Il preside sceglie i docenti, stabilisce il Piano dell'offerta formativa, con la libertà di insegnamento a grave rischio, e valuta i docenti con un comitato a cui partecipano le componenti genitori ed alunni, quindi chi verrà valutato poi valuterà a sua volta e ci chiediamo quali potrebbero essere i risvolti di una simile situazione,  certo non faticando a comprenderlo.
La continuità scuola-lavoro, di cui l'Ispettore parla, facciamo fatica ad immaginarla, piuttosto crediamo che l'obbligatorietà dell'alternanza scuola-lavoro leda fortemente il diritto allo studio degli alunni e doveva per questo essere facoltativa, non obbligatoria. Si delinea infatti un tentativo di sfruttare il lavoro degli alunni a costo zero, con l'illusorietà che una simile esperienza apra migliori prospettive lavorative, qui al Sud poi vorremmo capire dove e come.
infine la possibilità di fare donazioni, con un Credito di imposta pari al 65% nella dichiarazione dei redditi, vuol dire che se ho la possibilità ti farò dono di 100000 mila euro, ad esempio, 65 dei quali mi torneranno indietro e intanto, da privato, entro nella scuola pubblica e detto regole in cambio dei soldi che ti ho elargito.
I genitori che faranno frequentare ai propri figli la scuola privata potranno godere di una detrazione Irpef del 19% , quindi una elargizione che la stessa Costituzione vieta all'articolo 33 "... Enti e privati  hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato".
In tutto questo il Sud pagherà un prezzo altissimo.
E allora concedetici il diritto di replica e il "diritto alla resistenza" all'ingiustizia e se la distanza tra coscienze e leggi aumenta, proporzionalmente è necessario che  cresca il diritto a resistere.
Benvenuti nella "Buona Scuola"!

Prof.ssa Lara Nocito
Movimento Docenti Autoconvocati di Cosenza.
Collettivo Insegnanti  Calabresi