Alla preoccupazione espressa dai DS per un’eventuale marcia 
indietro “sulle competenze attribuite dal DdL al dirigente che avrebbe 
una miriade di responsabilità ma pochi poteri ” rispondiamo loro che i 
poteri, ce li hanno già, formalmente riconosciuti e non; a titolo 
esemplificativo, tra i primi, la scelta dei collaboratori; tra i 
secondi, il trattare come nemici pericolosi, quei docenti che dissentono
 da tante situazioni e combattono tutto ciò che non condividono. E tante
 altre cose ancora, anche poco piacevoli.
Alla difficoltà del governare un’organizzazione complessa, qual è la 
scuola, per cui è necessario avere più poteri, rispondiamo, ripetendo 
che loro, i poteri, ce li hanno già, anche quello di licenziare quei 
docenti incompetenti e che non onorano la loro funzione (ma in questo 
caso ci vuole molto coraggio, che dovrebbe essere una loro prerogativa, 
anche in virtù del lauto compenso che ricevono mensilmente). Altri 
poteri aggiunti non farebbero altro che creare situazioni di ulteriore 
malcontento.
Alla rilevazione della responsabilità dei DS su “abbandoni e 
bocciature” rispondiamo che essi incidono nelle deliberazioni del 
Consiglio di classe rendendo, in molti casi, difficile, la valutazione 
degli allievi fatta dai docenti, spesso sviliti e rassegnati a seguire 
indicazioni anche non condivise, pur di non sentirsi addossare la colpa 
della mancata “crescita” della scuola e degli insuccessi scolastici. Più
 promossi, più qualità, più crescita ?!
Alla preoccupazione che “…secondo gli antichi avversari 
dell’autonomia e della dirigenza non basterebbe togliere i poteri 
conferiti dal DdL, occorrerebbe togliere anche i pochi strumenti che il 
dirigente attualmente ha”, rispondiamo, ribadendo ancora che gli 
strumenti in mano loro non sono pochi, tutt’altro, e che l’autonomia ha 
segnato l’inizio del lento, ma inesorabile, declino della scuola 
italiana.
Alla loro sicumera, visto che merito e valutazione non li spaventano,
 rispondiamo che nemmeno noi docenti temiamo la valutazione, certamente 
però non fatta da loro. 
Alla condizione, per loro, indispensabile, di operare scelte e 
assumere decisioni, come quella di scegliersi gli insegnanti, 
rispondiamo che dati statistici, quindi scientificamente provati, 
parlano di un paese, l’Italia, come il paese più corrotto d’Europa. E’ 
dunque legittimo temere clientelismi vari. Inoltre, crediamo che debba 
essere lo Stato, che è al di sopra delle parti perché rappresenta TUTTI,
 l’unica agenzia di reclutamento del personale docente che lavora per lo
 STATO, non per un’azienda privata.
Alla provocazione secondo la quale il Governo non deve cedere “ai 
ricatti di una concezione corporativa, assembleare e ideologica” 
rispondiamo che le nostre “ideologie” sono sane e rispettose della 
Costituzione, che loro, invece, vorrebbero eludere e calpestare (basti 
un solo esempio: fondi alle scuole private e detassazione…e l’art. 33? 
).
E aggiungiamo che, in realtà, il ricatto lo sta facendo il Governo, 
non accettando la proposta di molte sigle sindacali di stralciare il 
decreto, nella parte riguardante l’assunzione dei precari, ragion per 
cui o passa il DdL così com’è , oppure salta l’assunzione in ruolo delle
 migliaia e migliaia di precari che attendono, da anni, una loro 
definitiva e dignitosa sistemazione.
Alla rivendicazione del riconoscimento della professionalità dei DS, 
con addirittura “l’inclusione della dirigenza delle istituzioni 
scolastiche nel Ruolo Unico della dirigenza pubblica”, rispondiamo che i
 privilegi di cui già godete bastano e avanzano. Chiediamo, di contro, 
che venga rispettato il nostro ruolo di docente, svilito e beffeggiato 
da anni ed anni, e che il nostro stipendio -stante l’importanza 
prioritaria che alla scuola ed ai docenti, in una società che voglia 
dirsi veramente civile, deve essere riconosciuta- sia adeguato ai 
parametri di altri paesi europei (per es. Francia, Germania, 
Inghilterra).
Pertanto, noi Insegnanti Calabresi, ribadiamo che alla Scuola 
Pubblica Italiana non servono dirigenti con superpoteri indirizzati a 
logiche mercantili e aziendali. Nella scuola l'unico profitto da 
perseguire è la possibilità del sapere per tutti nel rispetto del 
dettato costituzionale.
Comunicato: http://www.anp.it/anp/doc/cspi---la-scuola-non-puo-permettersi-ritorni-al-passato
