martedì 26 gennaio 2016

Nota dei Partigiani della Scuola Pubblica in merito agli accordi siglati il 25 gennaio dai sindacati FLC CGIL , CISL, UIL, SNALS CONFSAL

I “Partigiani della Scuola Pubblica” chiedono ai sindacati firmatari il 25 gennaio degli accordi sulla mobilità di dare pubblicazione integrale dei contenuti di quanto hanno sottoscritto, per nulla chiari dai resoconti finora pervenuti. Pretendiamo tutti maggiore trasparenza e un minimo di proiezione da parte dei protagonisti di quella che riteniamo una dichiarazione di rinuncia alla lotta per l'indipendenza della classe docente da qualsivoglia forma di condizionamento politico o di potere. Vogliamo sapere cosa ci aspetta, cosa si é inteso salvaguardare con questo accordo, quali prospettive ci sono di non subire il ricatto della chiamata diretta di qui innanzi, con quale scopo hanno firmato accordi portandoci un passo avanti nel recinto che prelude alla morte della libertà d'insegnamento, tenendo conto che in quella sede istituzionale si sono espressi anche per chi non li ha delegati, anzi li aveva espressamente e reiteratamente diffidati! Perché, ricordiamo, la mancanza di condizionamento nell'insegnamento é il principio che salvaguarda la validità dei titoli di studio e la valorizzazione del merito!
Le notizie che circolano in merito all'accettazione dell'ipotesi di contratto sulla mobilità del personale docente della scuola pubblica sono raccapriccianti.
Seppure in forma articolata, passa il principio sancito nella famigerata riforma L. 107 / 2015: mano libera ai presidi negli ambiti territoriali. Non si può ignorare che l'accettazione di quel principio implica che i sindacati hanno rinunciato a portare fino in fondo la lotta contro la Riforma. Inizia a concretizzarsi l'obiettivo politico della legge 107 /2015 : il controllo politico dell'intera categoria docente. Delude e sconcerta la capitolazione dei sindacati, in particolare della CGIL: il sindacato dello sciopero antifascista proclamato dal CLN il 25 aprile 1945, dello sciopero contro il governo Tambroni del 1° luglio 1960, nel gennaio del 2016 non può firmare la resa al governo Renzi che ha preso d'assalto la democrazia e la costituzione repubblicana frutto della lotta di Resistenza.