lunedì 10 novembre 2014

Report convegno sulla Buona scuola



Oggi pomeriggio alle ore 15 presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Lamezia Terme si è tenuto il convegno organizzato dall’Associazione ex parlamentari della Repubblica, coordinamento regionale “Poerio” in collaborazione con l’Associazione Centro Riforme - Democrazia e Diritti.
Tra gli ospiti il Dirigente Scolastico dell’ITC di Lamezia, Scoppetta, la Prof.ssa Enzina Sirianni del coordinamento docenti calabresi autoconvocati e Docenti contro la Legge Aprea, l’On.le Gennaro Lopez vicepresidente di Promed Fare Sapere, il segretario provinciale della CGIL Scuola Arnaldo Maruca e lo studente liceale Fulvio Maressa del collettivo Riscossa studentesca, organizzatore della manifestazione studentesca locale del 10 ottobre.
Il tema del convegno riguarda la “Buona Scuola” di Renzi.
Lopez ha proiettato delle slide in cui ci sono i nodi principali della Riforma di Renzi. Dalle diapositive è emersa un’analisi critica che riguarda i principali capitoli della Riforma Scuola, così ridenominati :
1) I nuovi 140 mila docenti
2) Opportunità e Formazione
3) La Vera Autonomia
4) Ripensare ciò che si impara
5) Fondata sul lavoro
6) Le risorse
Lopez rileva in premessa che alcune annotazioni sono estemporanee e contraddistinte da enfasi, anglicismi e approssimazione
Mancano tante cose, afferma Lopez, ad esempio un’idea di Riforma dei cicli. Manca una visione strategica d’insieme.
Sono state introdotte delle varianti al concorso 2012 : test preselettivo, domande a risposte aperte, simulazione lezione.
Tra le note critiche: l’arbitrarietà della soglia premiale del 66%, i criteri di definizione e attribuzione dei punteggi, il curricolo da riempire senza qualità nell’offerta formativa.
La Buona Scuola di Renzi fa passare il messaggio che non si facciano inglese, scienze motorie, arte ecc e invece non è vero.
Il piano prevede che le Risorse finanziarie siano reperite attraverso i privati, e quindi anche attraverso Fondazioni e il crowfunding
Infine Lopez sostiene che è Pericolosa l’idea che si premino solo le scuole virtuose. Vanno sostenute anche le scuole non virtuose altrimenti viene meno il principio costituzionale delle pari opportunità.
Prende poi la parola la Prof.ssa Sirianni che ha offerto un raffronto dettagliato e approfondito tra la LIP e la Buona Scuola di Renzi
La LIP è una proposta di legge già presentata in Parlamento, si chiama: “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia".
È stata depositata alla Camera, per la prima volta, nel 2006. E’ stata ripresentata in questi ultimi due mesi sia alla Camera che al Senato, sottoscritta da parlamentari di diverse forze politiche; volendo, potrebbe essere discussa da subito.
La stessa ha poi rilevato quanto sia nociva l’interferenza dei privati e la logica aziendale in programma per la Scuola, introducendo anche il discorso della de contrattualizzazione del rapporto di lavoro in programma proprio da questo Governo
Inoltre la Prof.ssa Sirianni ha introdotto il tema della mozione contro il Piano Renzi che sarà votato domani in pubblica assemblea dai docenti del Liceo campanella di Lamezia terme.
Il segretario provinciale della CGIL SCUOLA ha sottolineato come questo Governo intenda scavalcare ogni trattativa negoziale con i sindacati.
Infine lo studente Fulvio maressa dice che nel primo punto viene presentato il piano di cambiamento del metodo di assunzione e stipendio degli insegnanti. Esso si pone come la risoluzione finale dei problemi che causavano le supplenze, tra lunghi tempi di ricerca e costi alti per assumere in questo modo docenti part-time. In più promette la considerevole somma di 3 miliardi per l’assunzione di 150000 professori entro il 2015 e altri 40000 in seguito al nuovo concorso. Con aumenti di stipendio non più per anzianità, ma in base al merito. Questi insegnanti servirebbero dunque a potenziare materie che Renzi ritiene una priorità per la scuola italiana: ed.fisica, ed.artistica e musica. Tutto ciò a patto che si accetti di essere assunti anche non nella propria regione e che si allarghino le capacità di questi in modo che vengano ridotte le specificità (es. insegnamento di materie affini). Quindi entro il 31 Dicembre 2014 ci sarà un censimento che porterà alla stesura di una lista di tutti i professori, di dove sono e di cosa insegnano. Infine alcuni docenti anziani si sposteranno dalle classi e faranno parte dell’organico funzionale, per ampliare l’offerta formativa con attività extracurricolari. In questo modo si libererebbero altre cattedre.
Proseguendo nel testo, già Renzi ammette che la cifra di 3 miliardi probabilmente sarà minore, per i soldi che risparmieranno sulle supplenze (300 milioni circa, dice lui).
Nel secondo punto entra nello specifico delle mansioni che avranno i professori, con la formazione in servizio obbligatoria incentrata su quattro punti: ruolo centrale dei docenti, valorizzazioni delle associazioni professionali dei docenti, reti di scuole per raggiungere ogni docente, innovatori naturali premiati. In più la formazione digitale degli stessi. E ovviamente non poteva mancare l’inserimento di logiche meritocratiche che tanto sono care ai nuovi governi come ai vecchi. Infatti tutte le attività svolte dai docenti contribuiranno al riconoscimento di crediti formativi, didattici e professionali secondo i criteri di miglioramento della didattica, propria qualificazione professionale e partecipazione al miglioramento della scuola. Questo starebbe a significare che se un docente decidesse di non sottostare alle regole preimpostate di comportamento, sarà naturalmente tagliato fuori dal sistema stesso. Infatti verrà creato anche un albo online pubblico consultabile dai dirigenti scolastici, così potranno controllare capillarmente ogni persona che volessero assumere. Verranno poi create anche banche ore di modo che i docenti che per vari motivi (es. sospensione delle lezioni per neve) dovessero perdere ore, le recuperino.
Cambiano anche le modalità degli aumenti, per cui ogni 3 anni per il 66% dei docenti di ogni istituto (pari a un terzo) riceverà un aumento di 60 euro netti nello stipendio, e questi scatti di carriera potranno essere ripetuti per 12 volte. Significherebbe che chi non è “premiato” con questo aumento potrebbe non avere alcun aumento di stipendio dall’inizio alla fine della carriera. Il criterio, in base al merito, è il distinguersi in attività (perciò, in termini concreti, in ore) aggiuntive, cioè extracurricolari. Che è come dire, intanto tu fammi gli straordinari, se ne avrai fatti molti di più dei tuoi colleghi, ti darò qualche briciolina in più nello stipendio. Questo fatto spingerebbe i docenti a una “corsa all’ora” che peggiorerebbe ancora di più l’ambiente scolastico, perché non si punterebbe più alla qualità delle ore d’insegnamento e degli altri corsi, ma solamente alla quantità degli stessi per meri fini economici. Inoltre è stato calcolato che la somma di tutti questi scatti di merito comunque è minore di quello attuale.
Viene istituito anche un docente mentor, che dovrebbe aiutare la formazione dei colleghi, scelto dal rappresentante interno del Nucleo Nazionale di Valutazione. La sua carica varrebbe tre anni, potrà essere riconfermato e avrebbe diritto a un’indennità di posizione.
Nel terzo punto Renzi punta sull’autonomia scolastica, un modo in più per togliere responsabilità allo stato, insomma. Parte dalla volontà di attuare il SNV (Sistema Nazionale di Valutazione) sia in scuole pubbliche che paritarie con i risultati pubblicati online perché diventino un “cruscotto comune” di riferimento per tutte le scuole e in relazione al miglioramento, i dirigenti saranno premiati. Insomma, il solito modello INVALSI che conosciamo bene e ogni anno boicottiamo con sempre più forza.
Centralizza il ruolo dei presidi: arruolati secondo il corso-concorso della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, in più la scuola potrà assumere anche ruoli come quello dell’ispettore (anche raggiunto come avanzamento di carriera dei presidi) di esperto di valutazione, in Bisogni Educativi Speciali, ecc. da caricare in rete. Insomma, un ennesima aggiunta di personaggi utili chissà a cosa negli istituti con l’unico scopo di nobilitarne l’immagine. Non vediamo infatti nell’introduzione di queste figure una necessità così immediata, mentre sono tanti altri gli interventi da fare.
E poi viene lo “Sblocca Scuola”, che consisterebbe nel prendere le 100 misure burocratiche più vincolanti e inutili e eliminarle tutte. Ci chiediamo come sia anche solo immaginabile questo procedimento, se tra le famose promesse di Renzi c’era anche quella di andare scuola per scuola dal 15 Settembre per parlare anche di queste, ma nessuno ancora lo ha visto se non un istituto di Palermo che ha costruito una fortissima contestazione a questo dispensatore di bugie.
Riguardo l’edilizia scolastica, tema molto scottante negli ultimi anni, con anche casi mortali in alcune scuole per negligenze degli istituti nella messa in regola degli edifici, Renzi sembra avere le mani bucate. Tra i vari progetti #scuolesicure (400 milioni) #scuolenuove (122 milioni questo e il prossimo anno) #scuolebelle (150 milioni) e #altremisurediedilizia (300 milioni) le scuole dai prossimi anni dovrebbero tornare come nuove. Ma chi può credere a un simile ideale? Di tutte queste, l’unica cosa che realmente verrà attuata, a nostro parere, sarà l’appalto di opere delle scuole per un valore di 800/900 milioni, che dovrebbero essere poi investiti nelle scuole per il loro miglioramento, cosa più che mai dubbia.
Parla anche dell’inserimento del WIFI a banda larga in ogni scuola e didattica sui dispositivi mobili. Anche questo è un punto che ci interessa molto analizzare perché evidenzia quanto Renzi non stia considerando la realtà della scuola, ma abbia messo su carta sogni che aveva nel cassetto. Questi “dispositivi mobili” su cui in un prossimo futuro dovremmo studiare, sarebbero forniti dagli studenti stessi (chi se lo può permettere ovviamente) e agli altri la scuola stessa ne fornirebbe uno (fondi per questo progetto: 15 milioni). Ora, pensandoci bene, quante famiglie in Italia si possono permettere di acquistare, mantenere e caricare ogni giorno un tablet che sia di esclusivo utilizzo dei loro figli? Se non pensiamo a quelle scuole molto più fortunate i cui studenti sono figli di dottori, avvocati, grandi artisti e ministri, chi rimane? Tutte le altre, e non sono per nulla una cifra sottovalutabile. Un altro aspetto della faccenda riguarda la salute, non accetteremo mai di stare 5 ore ogni mattina su uno schermo in classe e in più moltissime altre ore di pomeriggio per lo studio individuale. Rovinerebbe la vista e molto altro a tutte le generazioni a venire. Ci domandiamo se il padre di Renzi non sia per caso un ottico. Ma lasciando da parte l’ironia, questo metodo sì, in linea teorica, risolve il problema del caro libri che assilla le famiglie, ma allo stesso modo ne creerebbe altrettanti ancora peggiori. Perciò ci schieriamo fermamente contro questa digitalizzazione, che punta solamente ad allacciare ancora di più i legami tra la scuola e il mondo dell’economia e quindi del profitto. Infatti con accordi tra ministero dell’istruzione e le aziende, con evidenti finanziamenti e aiuti a queste, Renzi promette di dotare ogni studente di uno di questi apparecchi con tariffe agevolate. Ma che comunque farebbero guadagnare un sacco di soldi ai soliti miliardari che sono sempre felicissimi di speculare sulle necessità (in questo caso diverrebbe necessità) delle persone.
In più ci dimostra il suo animo nobile rendendo i dati amministrativi e gestionali del Ministero, pubblici, per creare un “Data School” nazionale: Scuola in Chiaro 2.0. Inoltre vuole tentare di attuare l’”opening up education” cioé fare in modo che “le soluzioni per la scuola vengano prese da dentro la scuola”; per fare in modo che le scuole seguano queste indicazioni, annuncia fondi e quote premiali. Insomma l’ennesimo sperpero di denaro per costringere chi ormai è piegato dalle troppe burocrazie e incompenze amministrative a “eseguire gli ordini”, volenti o nolenti. I fondi non ci sono e i presidi farebbero di tutto pur di ottenerne anche una minima parte. Aggiunge inoltre che la smaterializzazione dei processi amministrativi porterà a un calo degli assistenti amministrativi e a un risparmio di risorse, entro il 2014. Quindi, soffermandoci su questo punto, già nelle scuole il personale scarseggia, il risparmio di risorse va proprio ricercato qui? Sono punti che non possiamo tralasciare, letti nella bella pagina colorata della riforma, sembra tutto rose e fiori. Ma qui stiamo parlando di ulteriori licenziamenti, insomma è il solito continuare a sbandierare grandi risultati cercando di svicolare sui temi più brucianti.
Nel quarto punto, si passa ai programmi scolastici, puntando su 2 ore di insegnamento di musica e educazione fisica dalla seconda alla quinta alle elementari e 2 ore nei bienni dei licei. Ci si è forse accorti che le materie umanistiche sono importanti? Noi non crediamo proprio perché per prima cosa l’anno scorso la Gelmini ha eliminato proprio la storia dell’arte dai professionali, il restauro e la catalogazione del patrimonio artistico dai licei artistici e tutte le sperimentazioni che rafforzavano la presenza della storia dell’arte negli altri istituti. Insomma, un’aggiunta che aggiunta non è, ma solamente un contentino che Renzi crede di riuscire a farci mandar giù, in modo da poter continuare con le sue vere intenzioni. Se vogliamo addentrarci ancora di più nel problema, possiamo dire che l’educazione fisica alle elementari è già insegnata, le collaborazioni con istituzioni sportive di cui parla, già sperimentate e messe in pratica. Quindi, ci chiediamo noi, di cosa stiamo parlando? Cosa ci sembra? Fumo negli occhi.
E per di più non poteva mancare il discorso “lingue straniere”: che forse Renzi si sia reso conto della figuraccia che fa ogni volta che prova a parlare inglese? Sembra una presa in giro anche perché l’inglese ha già il suo spazio in tutte le scuole, perciò non è sicuramente questo uno degli elementi su cui concentrarsi adesso. Anche se magari, non finire com’è finito Renzi sarebbe auspicabile, ma lì ci saranno problemi di fondo più gravi..
Punta poi sull’”alfabetizzazione digitale”, cioè insegnare ai ragazzi come produrre e ideare siti web, app, videogiochi. A partire dalla scuola primaria gli alunni dovrebbero imparare a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico, diventando “digital makers”, ovvero acquisendo consapevolezza digitale. Questi processi sarebbero aiutati da un’integrazione orizzontale, con i docenti che si confrontano per coordinarsi al meglio (infatti ore notoriamente i docenti non si parlano mai, no?) e verticale, per facilitare i passaggi tra le scuole.
Arriviamo al quinto punto e iniziano a drizzarcisi i capelli sulla nuca: la scuola di Renzi è fondata sul lavoro, quindi per risolvere tutti i problemi di dispersione scolastica e disoccupazione giovanile la soluzione sembra come al solito facilissima e lineare: colleghiamo di più le aziende con le scuole. Bello no? Questi giovani non lavorano, non vanno a scuola perché non ne hanno voglia, non perché manchi il lavoro o la scuola non offra un grandissimo bagaglio culturale. E’ che non sanno più adattarsi, una volta si accettava qualsiasi lavoro e ora facciamo gli schizzinosi. No, aspetta. Noi crediamo che il problema sia più che il mondo del lavoro sia stato trasformato negli anni semplicemente un enorme campo di sfruttamento, in cui bisogna lavorare necessariamente giornate intere per portare a casa quel salario minimo che ci serve per sopravvivere e magari ogni tanto, svagarci anche un po’. Questa non è l’idea di impiego che abbiamo, noi vogliamo una società in cui ognuno venga premiato e riconosciuto per quello che fa e soprattutto come lo fa, non sulla base di astruse regole di mercato (esempio: se sei più lento della macchina ti licenzio, mi fai guadagnare poco). Tornando alla riforma, essa comunica l’alternanza scuola-lavoro negli ultimi 3 anni dei tecnici e nell’ultimo dei professionali, proseguendo inoltre nelle promesse con 11 milioni del 2014 che diverranno addirittura 100 all’anno. La didattica diventa un’impresa: i beni o servizi prodotti in classe potranno essere inseriti in commercio, perciò scuola che, quasi come se fosse normale, diventa mero profitto. Lo stato non riesce a finanziarvi? Lavorate per farlo da soli! Parla anche di un apprendistato sperimentale, da diffondere negli ultimi due anni di superiori. Ma la cosa interessante della faccenda deve ancora venire, perché chiaramente le aziende devono impegnarsi in questo progetto, perciò gentilmente lo stato concederà semplificazioni burocratiche (School Bonus) e incentivi economici (School Guarantee) a quelle che vi si cimenteranno. Fondi e aiuti di cui aziende come per esempio Ducati e Lamborghini, che stanno sperimentando un progetto simile a Bologna (“la scuola dei mestieri”) hanno assolutamente bisogno, immaginiamo. Questi grandi paladini della giustizia sociale, del lavoro per tutti..riceveranno finanziamenti per aver investito nella scuola. Spero che si rendano tutti conto dell’assoluta incoerenza di fondo in questo ragionamento.