sabato 16 febbraio 2013

Agenda 31 per la Scuola Pubblica


Questa agenda, promossa dall'iniziativa del gruppo facebook "Docenti incazzati" e della pagina "Docenti contro la legge Aprea" e sottoscritta da 259 colleghi di tutta Italia, si rivolge a tutti i candidati alle elezioni del 24-25 febbraio che vogliono difendere la scuola pubblica e i diritti di tutti i lavoratori e degli studenti, contro la devastazione operata dalle riforme degli ultimi dieci anni e contro ogni ipotesi di ulteriore taglio alle risorse per l'istruzione, ma che sono, come dimostrano i programmi fin qui pubblicati dai partiti, e le dichiarazioni pubbliche di molti politici, drammaticamente a corto di argomenti.  I docenti che hanno sottoscritto questo appello si sono fermati a 31 argomenti, consapevoli che potevano essere 99, ma consapevoli soprattutto che la gran parte delle priorità di questa fase è legata alla resistenza a un progetto di ridimensionamento delle finalità educative della scuola pubblica, di attacco ai diritti dei lavoratori, di introduzione di elementi di profitto, rinviando la formulazione di una proposta costruttiva, coerente e organica, a un momento più adatto alla riflessione e alla progettazione di una proposta organica, in cui l'agenda non sia dettata da scadenze decise altrove. 
La scuola pubblica vive infatti da almeno un quindicennio in una continua emergenza, sottoposta tagli indiscriminati alle risorse, a riforme disorganiche e incongrue, che costringono i lavoratori, gli studenti e in genere tutta l'utenza a un atteggiamento di difesa dell'esistente. In particolare osserviamo che, così come è assente da tutti i canali di informazione, se non quando, sempre più spesso è teatro di fatti di cronaca, ugualmente la scuola pubblica risulta risulta avere un ruolo di secondo piano nei programmi elettorali di tutti i candidati alle prossime elezioni politiche.
Per questo, per ricordare che esistiamo, per rammentare quali sono le reali esigenze della scuola e dei suoi utenti, abbiamo deciso, insegnanti di tutta Italia, di ogni ordine di scuola, rappresentanti di tutte le classi di concorso, di produrre e diffondere un'agenda in cui elencare in modo articolato le richieste fondamentali che, pensiamo, dovrebbero costituire gli obiettivi minimi di qualsiasi programma politico. 
1. No agli aumenti dell'orario di servizio dei docenti in qualsiasi ordine e grado di scuola, indipendentemente da possibili aumenti di stipendio 
2. No a qualsiasi ipotesi di revisione unilaterale del contratto, abrogazione del decreto legislativo 150 del 2009 (legge Brunetta), che ha fortemente dimensionato il potere contrattuale dei lavoratori, attraverso lo spegnimento del potere precedentemente riconosciuto alla contrattazione collettiva e il recupero di ‘‘potere unilaterale’’ in capo alle amministrazioni, all’insegna di quello che è stato definito il ‘‘governo meritocratico’’ della pubblica amministrazione ", abolizione dell'articolo 71 della legge legge 133 del 2008, comma 1 (Assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni ) punitivo verso tutti i lavoratori 
3. Abolizione della Riforma Gelmini (legge 166 del 2008), con la restituzione delle ore tagliate a discipline fondamentali come l'italiano e le lingue, il ripristino delle migliori sperimentazioni come il Pni e il bilinguismo, il ripristino del tempo pieno e del modulo nella scuola primaria, nonché la restituzione delle cattedre tagliate agli esuberi in seguito ai tagli 
4. No a qualsiasi ipotesi di riforma degli organi collegiali in senso privatistico, blocco definitivo del ddl 953 (ex Aprea) 
5. Stabilizzazione dei precari e immissioni in ruolo su tutte le cattedre vacanti fino a completo esaurimento delle GAE 
6. No a sistemi di reclutamento poco trasparenti e deprofessionalizzanti come la chiamata diretta dei presidi e concorsi a cattedra con prove a quiz non pertinenti alle discipline di insegnamento 
7. No ai test Invalsi e alla Scuola-quiz 
8. No all'utilizzo autoritario del sistema di valutazione come forma di controllo sociale della scuola e dei suoi lavoratori (secondo quanto prevede il comma 149 della Legge di stabilità e l'art. 3 dell'ipotesi di accordo sugli scatti d'anzianità: “d'ora in avanti gli scatti saranno dati in base alla “produttività”) 
9. Graduale innalzamento degli stipendi per adeguarli al tasso di inflazione programmata e renderli progressivamente più vicini a quelli degli altri paesi europei 
10. No ai finanziamenti alle scuole private e ritiro della legge 62/2000 sulla parità scolastica 
11. No all’abolizione del valore legale del titolo di studio 
12. No a ogni ipotesi di diminuzione di un anno del percorso scolastico complessivo 
13. No alla premialità e al merito per pochi, bensì progressioni di carriera e scatti stipendiali per tutti 
14. No all’accorpamento delle classi di concorso 
15. No alla riconversione degli esuberi su sostegno (ritiro decreto direttoriale n°7 del 16 aprile 2012) 
16. No all'organico funzionale, strumento utilizzato per limitare le "risorse" attuali, al netto dei tagli della riforma Gelmini 
17. Ritiro dei tagli previsti per la Scuola dalla Spending Review per il prossimo triennio. No a tagli sulla scuola guidati solo da politiche di risparmio del MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze) 
18. Ristrutturare subito le scuole fatiscenti, manutenzione di tutte le scuole 
19. No ad ulteriori dimensionamenti della rete scolastica 
20. Ritiro di tutte le norme previste nelle leggi Finanziarie e di Stabilità degli anni tra il 2001-2002 a oggi che hanno aumentato il numero di alunni per classe con effetti devastanti sulla didattica 
21. No alla riconversione del personale docente dichiarato inidoneo nei profili del personale Ata e ripristino del Dpr 416/74 che prevede l'“utilizzazione in compiti diversi del personale dichiarato inidoneo per motivi di salute” 
22. Riconoscimento della patologia derivante dal burnout del docente e possibilità di opzione per il prepensionamento, anche per favorire l'occupazione di insegnanti giovani nella scuola 
23. Sanatoria per i docenti quota 96 truffati da un cavillo del governo che ha fatto valere l'anno scolastico come anno solare e ne ha ritardato il pensionamento 
24. No alla unificazione delle aree di sostegno, con conseguente cancellazione della modifica del decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1993 e ripristino rapporto 1/1 sul sostegno e restituzione ore sottratte ai disabili di qualsiasi tipo (e ai Dsa) rimasti senza docente di sostegno. Si rammenta infatti che, nel rapporto annuale del comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa relativo al periodo 2007-2010, l'Italia risulta promossa per il rispetto del diritto delle persone portatrici di handicap all’autonomia, all’integrazione sociale e alla partecipazione alla vita della comunità 
25. Ritiro della norma che vieta la monetarizzazione delle ferie non godute a partire dal 1 settembre 2013 per tutti i docenti e Ata con contratti a tempo determinato fino al 30 giugno o fino al termine delle lezioni o con supplenze brevi. Divieto di imposizione d'ufficio delle ferie durante la sospensione delle attività didattiche in violazione del diritto costituzionale di uguaglianza (art. 3 Cost.) tra lavoratore e lavoratore 
26 Valorizzazione dei corsi serali statali rispetto all'ambiguo programma di riordino dei cpa 
27. Obbligo di accorpamento delle classi per l'insegnamento di IRC e/o materia alternativa quando le adesioni siano inferiori a 15 alunni 
28. Sì all'obbligo di nominare un supplente anche per un solo giorno quando l'insegnante o il collaboratore è assente nella scuola dell'infanzia e primaria 
29. Sì all'obbligo per tutte le amministrazioni scolastiche, centrali e periferiche, di utilizzo di programmi open source come LINUX, allo scopo di realizzare consistenti risparmi 
30. No a modifiche del calendario scolastico che tendono a trasformare la scuola in un parcheggio o in un luogo di intrattenimento per gli alunni, sì ad una adeguato riconoscimento che la pausa estiva dall'attività di lezione costituisce, per i docenti, una preziosa fase di studio personale, di necessario aggiornamento professionale, di preparazione e di progettazione dell'attività didattica del successivo anno scolastico 
31. No a riforme comunque calate dall'alto che non tengono conto delle esigenze reali della scuola e che appaiono dettate solo dalla volontà di risparmiare, con l'effetto di svuotare progressivamente lo stesso significato di diritto allo studio e la funzione educativa e culturale che la scuola dovrebbe avere.