La tattica della rana
bollita non funzionerà con il corpo docente, vogliamo comprendere bene le
intenzioni del ministro, che, con la scusa del fine sociale (togliere i ragazzi
dalle strade delle periferie dei grandi centri), pensa di attuare il suo
vecchio progetto di prolungare l'orario di lavoro delle varie figure professionali
in cambio di nulla o di una mancetta.
Attenzione! I giorni
di scuola previsti attualmente in Italia sono dello stesso numero esistente
negli altri paesi UE, con lievissime differenze. La media europea è di 185
giorni all'anno, noi ne facciamo ben 200 come Danimarca
e Olanda. In tutta Europa, le ore di scuola
coprono generalmente 5 giorni la settimana, eccetto in Francia dove è di soli 4
giorni, e in Italia, dove, in pratica, molte scuole hanno lezioni su 6 giorni.
Le
vacanze estive da noi e in altri Paesi come Spagna, Cipro, Malta, Grecia, Portogallo durano circa 13 settimane, a causa, come è facile
intuire, del clima torrido estivo. Negli altri Paesi, come la Germania, le
vacanze estive sono molto ridotte, ma
durante l'anno sono previste numerose pause anche piuttosto lunghe (come la
vacanza di primavera e quella d'autunno).
E
allora, cosa ha da recriminare il governo? Dobbiamo allinearci all'Europa solo
quando fa comodo ai suoi interessi (la propaganda politica, il facile consenso
della gente disinformata, ben aizzata contro gli insegnanti in decenni di
discredito ben studiato a tavolino)? E i ragazzi...siamo sicuri che possano
godere di benefici da questo eventuale cambiamento? Il ministro assicura che il
prolungamento delle attività scolastiche non riguarderà le materie
tradizionali ma altre attività come lo sport, la musica, attività di
laboratorio che avvicinano i giovani ad un mestiere. Ecco
che ritorna la questione “preparazione al lavoro”, il vero motivo
dell'interesse “magnanimo” dei nostri governanti.
L'alternanza scuola-lavoro si è già palesata
come sfruttamento più che come reale formazione utile agli obiettivi
dichiarati, come creazione di future manovalanze a basso costo più che come
sviluppo di cittadini pensanti e
consapevoli. Sono numerose le voci che testimoniano questo, abbiamo avuto modo
di constatarlo di persona, specialmente in certe zone meno ricche del nostro
Paese.
E le
ore di lavoro dei docenti? L’Ocse, al contrario di quanto vuol far intendere
Treelle, ci dice che nella scuola primaria le 22 ore di insegnamento superano
la media europea, pari a 19,6 ore; alle medie i nostri docenti stanno dietro la
cattedra 18 ore a settimana, contro le 16,3 Ue; alle superiori l’impegno si
equivale. E anche se si vanno a
confrontare le ore aggiuntive alle lezioni - preparazione e correzioni dei
compiti, esami, colloqui con le famiglie, consigli di classe, scrutini –
risulta che i nostri insegnanti dedicano alla loro professione quasi 39 ore a
settimana. La vera differenza è nello stipendio, bloccato dal 2009: a fine
carriera i docenti italiani prendono tra i 6mila e gli 9mila euro in mero
rispetto ai colleghi d’oltre confine.
Caro
ministro, noi non ci stiamo. Le vostre leggi sono incostituzionali e lo
dimostreremo