Ieri 17 ottobre
si è svolta a Cosenza, in piazza XI
Settembre, la campagna Miseria Ladra, una giornata contro la disuguaglianza
sociale e la povertà. Il Movimento dei
docenti autoconvocati è stato tra i promotori nella citta bruzia di questa
importante giornata di solidarietà e sensibilizzazione.
La scuola con il
17% di dispersione scolastica vive drammaticamente il problema del reddito di
dignità. Sempre più alunni lasciano i banchi di scuola in cerca di un lavoro,
perché la famiglia non può mantenerli agli studi, sperando così di affermare la
loro dignità esistenziale, mentre spesso finiscono con il perderla completamente,
circuiti da mafia e corruzione sociale che in tale disuguaglianza si
alimentano. E se l’articolo 3 della Costituzione afferma che è compito della
Repubblica rimuovere ogni ostacolo di tipo economico e sociale affinché
ciascuno possa aver garantita la libertà e l’eguaglianza, allora è necessario
il riconoscimento di un reddito minimo che sia considerato un investimento
sociale e non un costo, come molti credono. Molti alunni, che versano in condizioni
economiche disperate, si vedono, loro malgrado, privati del diritto allo studio
e alla formazione, ma se avessero un sostegno economico di certo molti di loro
potrebbero continuare a costruire il proprio futuro, potrebbero lottare con
dignità per il loro progetto di integrazione sociale.
Un reddito di dignità
potrebbe e dovrebbe garantire tutto questo, senza costringere nessuno ad un
lavoro “ad ogni costo, purché sia”, fuori dall’assistenzialismo e dalla deriva
“workfarista” che potrebbe sollecitare, se non impostato correttamente in una
politica rigorosa e rispettosa dei diritti della persona. I principi sottesi al
reddito minimo devono certamente stabilire regole per la sua attribuzione,
partendo però da un’idea di individualità e sufficienza, e non come prevede
invece il REIS (reddito di inclusione sociale) l’attribuzione dello stesso al
capo famiglia con una impostazione maschilista e familista. Anche Landini,
superata l’idea della retribuzione legata alla prestazione lavorativa
necessaria, ha accolto nella sua idea di Coalizione sociale la necessità di una
negoziazione sociale anche riguardo al reddito minimo, ossia di una nuova
complessiva interazione, capace di definire scelte politiche e sociali
pertinenti e sostenibili in un welfare sociale che promuova offerte
percorribili, e tra queste il reddito minimo ha un ruolo prioritario e non può
più attendere.
Accogliamo dunque tale proposta, evidenziando infine che il
programma dell’alternanza scuola-lavoro contenuto nella Legge 107/2015,
cosiddetta Buona Scuola, a nostro parere, va in direzione contraria,
legalizzando una forma di lavoro che nei fatti è mero sfruttamento degli
studenti: un lavoro a qualunque costo, per rendersi utili agli occhi della
comunità. A questo diciamo perentoriamente NO! Con l’auspicio di restituire
agli alunni il loro diritto allo studio. Nient’altro.