di Rosanna Giovinazzo
Oggi, esattamente come nel
Feudalesimo, il dominio dell'economia sulla vita pubblica e sui diritti, è
determinante. Con la differenza che allora si trattava della ricchezza
terriera, oggi della ricchezza finanziaria, con conseguente sottomissione di
una moltitudine di uomini ad alcuni potenti, siano essi finanzieri, tecnici o
burocrati, che detengono il potere economico. Quella attuale è dunque una nuova
forma di feudalesimo, che sottrae la sovranità agli Stati e alle sue istituzioni,
in modo analogo a quanto accadde all’epoca della ritirata dello Stato, il Sacro
Romano Impero, che abbandonò a se stesse relazioni economiche dominate da
rapporti di lavoro servili, determinando, appunto, la nascita del Feudalesimo.
Il trasferimento della sovranità dello Stato
democratico al Leviatano tecnocratico, ha comportato e sta comportando una
revisione totale dei diritti dei cittadini e delle istituzioni democratiche,
che sembrano assolvere male o addirittura non assolvere per nulla alle loro
funzioni, dedite come sono ormai più all'esecuzione delle decisioni di
gerarchie esterne e nemiche giurate del Bene comune, che al progresso umano,
culturale e sociale dei popoli.
L’ossessione del neoliberismo, per lo
smantellamento dello Stato a favore del libero mercato, è quanto di più feudale
ci possa essere. Credo, infatti, che le antiche fiere medievali, dove i
mercanti potevano minacciare le autorità locali di spostare il loro mercato
altrove se le condizioni offerte dalla città non fossero state convenienti,
siano il modello di riferimento dei moderni neoliberisti.
Neoliberismo, tecnocrazia: novello
feudalesimo, pericolosissimo, soprattutto quando investe i gangli vitali della
società: Sanità e Scuola. Soffermandomi su quest’ultima istituzione, che è il
settore che mi interessa in quanto docente ( ah, dimenticavo…nel comma 200
della legge 107/2015 la parola «docente,» è soppressa!! Forse ci chiameranno
facilitatori??!!), e sulla nuova legge populisticamente denominata Buona
scuola, che l’ha definitivamente trasformata in azienda, per cui il linguaggio
ad essa più consono è quello liberal-verticistico-finanziario, non certo
valoriale e didattico, posso affermare che il feudalesimo, iniziato a farsi
strada da un bel po’, si sta consolidando, oggi, nelle forme più odiose.
Trasferendo provocatoriamente il contesto scolastico, anche linguisticamente,
nell’antico mondo di dame, cavalieri, castelli, abbazie, vassalli, fossati,
ponti levatoi e servi della gleba, ci
accorgeremo, di quante e tante siano le somiglianze.
Glossarietto feudo-scolastico:
INVESTITURA Cerimonia con cui, nel sistema
feudale, si trasmetteva ad altri un diritto. Fu utilizzata soprattutto per dare
in beneficio un bene, in cambio del giuramento di fedeltà vassallatica. Nel
sistema feudo-scolastico: investitura di incarichi funzionali, tramite elezioni
con tanto di seggio elettorale ma, spesso, con precedenti accordi e accanite e
all’ultimo fendente campagne elettorali (un po’ come succede nelle ben più
lucrose ed importanti competizioni elettorali); oppure, come incarico di
fiducia del dirigente, che non sceglierà certo tra chi dissente dal sistema. Il
giuramento di fedeltà vassallatica vien da sé, ovviamente. In molti casi, le
investiture si moltiplicano nella stessa persona, che diventa così una e trina
o addirittura “quattrina” e “cinquina” rivestendo molti e meritati incarichi.
VASSALLO Uomo legato da un giuramento di
vassallaggio a un signore, a un ente religioso. Il vassallo si impegnava alla
fedeltà, all'aiuto militare e al consiglio in cambio di protezione, di un
beneficio o di un feudo. Nel sistema feudo-scolastico, docente-vassallo è chi,
completamente asservito e fedele, in nome dell’alto spirito di sacrificio e di
dedizione assoluta alla scuola, è un occhio ed un orecchio in più del
dirigente, pena la terribile accusa di FELLONIA consistente nel tradimento
degli obblighi di fedeltà feudale esistenti tra il signore e il vassallo,
giurati al momento dell'investitura. Ma, accanto ai vassalli maggiori, vi sono
anche quelli minori: valvassori e valvassini, che pendono dalle labbra del
vassallo maggiore alla ricerca di qualche posticino, di qualche incaricuccio
che li possa far sentire, anch’essi, poverini, un po’ protagonisti. E passino i
vassalli maggiori che godono dei cosiddetti BENEFICI, primo fra tutti il
sentirsi potenti, con schiere di accoliti che ad essi si rivolgono anche per
semplici nugae (bazzecole), e poi anche di bei soldoni, ma i valvassori ed i
valvassini, quelli proprio no, stento a comprenderli, tanto da provare per loro
un’umana pietas. Certo è che trattasi di personcine un po’ meno intelligenti, o
forse no, dipende da come andranno le cose da qui a qualche anno ancora…
Ma non finisce qui: così come con
Il capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Calvo nell'877, venne sancita
l'ereditarietà dei feudi maggiori e con la Constitutio de feudis, editto
emanato dall'imperatore Corrado II il Salico nel 1037, si riconobbe
l'ereditarietà anche dei feudi minori, nel mondo feudo-scolastico, accade spesso
che i vassalli maggiori o minori che siano, pur non potendo lasciare in eredità
ai loro figli il loro incarico, ricoprano però lo stesso incarico per omnia
saecula saeculorum. E giù giù chi c’è? Ma è ovvio: la SERVITU’ DELLA GLEBA, i
docenti che entrano nelle classi, pensano a lavorare e a comportarsi bene,
perché poi dovranno essere valutati (se faranno richiesta…ma sì, molti
richiederanno di essere sottoposti al Comitato di valutazione, alias GRAN
CONSIGLIO DI CORTE, considerata l’elevata diffusione di una malattia che li
tormenta: fortissima cervicale che li costringe a non alzare la stessa…) e
perché la legge 107, li precarizza tutti e li priva pian
pianino della libertà d’insegnamento, unica loro certezza fino all’altro ieri.
E poi, dovranno sottoporsi alla CORVÉE, che nel Medioevo indicava una
prestazione d'opera obbligatoria consistente in alcune giornate di lavoro che
il colono residente nella pars massaricia doveva prestare gratuitamente sulla
pars dominica della villa. Nel mondo feudo-scolastico, ad onor del vero, non è
ancora obbligatoria, ma di fatto è tale, perché bisogna provvedere, impiegando
denaro, tempo ed energia, a sopperire a mancanze ed inefficienze del sistema
scuola, ad esempio, comprare la carta per le fotocopie, fare salti mortali per
fare lezione in classi numerosissime e, nel contempo, controllare l’alunno
iperattivo o con gravi sindromi che non scappi fuori dall’aula o che si faccia
male ecc.ecc.
E, dulcis in fundo, la SIGNORIA BANNALE che
nel Medioevo indicava lo sviluppo dei poteri giurisdizionali del signore oltre
l’area delle terre di proprietà, su un territorio dunque non limitato al
patrimonio fondiario. Nel mondo feudo-scolastico, stante la legge 107, i poteri
del dirigente-manager, cresciuti a dismisura, dunque andati oltre l’area di
competenza che anche soltanto il buon senso avrebbe dovuto limitare, rischiano
di sfociare in abuso e strapotere.
Altro sarebbe stato poter scrivere un testo
simile, comparando la nostra epoca all'Umanesimo ed al Rinascimento, ma è
purtroppo questo il nostro tempo: un inno all’involuzione, un considerare le
conquiste di civiltà un intralcio, come per esempio la Costituzione,
l’attenzione ai diritti di tutti, il culto della Bellezza.
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